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In questa pagina racconterò dell’ictus che mi ha colpito nel sonno la mattina del 25 aprile 2017 e di come, questo avvenimento, mi abbia riportato, con gradualità, alla vita originaria e ai sani valori dello sport.

Come potete immaginare, parlare in pubblico di questo episodio non è per me cosa semplice. Ho deciso, dopo un percorso personale, che fosse giunto il momento, di trovare un senso a quanto mi era successo e di farne cosa utile per gli altri.

L’elaborazione

Dopo due anni da quell’episodio, nel 2019 decisi di scrivere una mail ad un ragazzo che stimo molto. Si chiama Marco Bergonzoni, videomaker e giornalista. Lavora nel settore sport e nell’Ufficio Comunicazione di UISP Bologna.

Nella mail gli dissi del mio desiderio di rendere pubblico quello che mi era successo e di dare un messaggio positivo, raccontando la mia esperienza. La mia speranza era, ed è, di essere utile e di stimolo a molti che si lasciano andare o conducono vite sedentarie. Quindi, concordammo di far passare il messaggio dello sport come veicolo importante di prevenzione contro le malattie cerebrovascolari.

Marco, gentilissimo, accolse la mia richiesta e nel maggio 2019 ci incontrammo per registrare una intervista, destinata ad una rubrica online che si chiama Pianeta UISP.

Questa pagina è il resoconto di quell’intervista che potete trovare sul canale YouTube de La Mentalità Sportiva, in versione integrale, senza tagli con i fuori onda (Clicca qui) e nella versione breve (Clicca qui), andata in onda sui canali e social UISP Bologna.

L’intervista integrale a Pianeta UISP – 19 Maggio 2019

Marco: Partiamo dall’inizio, Paolo. Un passato da sportivo anche di buon livello. Poi, come tanti ragazzi, decidi di smettere e di non proseguire la tua attività agonistica e diventi sostanzialmente un sedentario.

Paolo: Ero uno sportivo, nel senso che, da 8 a 18 anni, ho praticato calcio facendo tutta la trafila delle squadre giovanili. A 14 anni un osservatore del Torino Calcio mi scopre e, dopo un provino, mi trasferisco da Verona, la mia città di origine, a Torino. Il salto è importante, gli allenamenti aumentano di frequenza e intensità. Nel frattempo continuo a studiare. Il Torino in quegli anni era tra i settori giovanili più importanti d’Italia e, da lì, molti giovani trovavano spazio in prima squadra o nei vari campionati di A, B o C.

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Anno 1979 – Filadelfia, stadio del Grande Torino – Non solo uno stadio mitico ma una vera palestra di vita

Dopo tre anni la società mi mise, di fatto, di fronte ad una scelta: continuare solo a giocare, rinunciando anche per un solo anno a studiare oppure ridimensionare le mie ambizioni. Era, comunque l’anno della maturità e non me la sentii di lasciare gli studi.

Lasciai il calcio, mi trasferii a Bologna e scelsi l’Università, iniziando una vita completamente diversa dall’intensa attività agonistica che avevo praticato in precedenza.

Marco: Quindi, Paolo, diventi sostanzialmente un sedentario, si può dire?

Paolo: Sì, è così. Smisi di fare sport anche per la delusione di una scelta troppo grande per me e iniziai a passare la mia vita sui libri. Facevo vita da studente, iniziai anche a fumare. Subentrarono abitudini che per un ex sportivo possono rivelarsi anche più deleterie rispetto ad un ragazzo che non ha mai praticato sport. In più aumentai di peso, piano piano senza accorgermene, il mio metabolismo era cambiato. Non c’era più regolarità in quello che facevo.

Marco: E quanto va avanti questa vita, Paolo?

Paolo: Sostanzialmente va avanti per almeno venticinque anni. Dopo la laurea si aggiunse anche una routine lavorativa impegnativa, in cui ero chiamato ad obiettivi che si rivelarono sempre più stressanti. In certe occasioni tra ante e post produzione, non era raro lavorare anche di sera, fino a 15 ore al giorno.

Quindi, oggi, riguardando il film della mia vita ad una prima parte sana e sportiva, fece seguito una seconda parte più sregolata, stressante e con abitudini che di sportivo avevano poco.

Marco: Fino a quel 25 Aprile del 2017, dove succede qualcosa che ti cambia la vita.

Paolo: Lavorai fino al mattino perché dovevo chiudere un progetto importante e andai a letto, sapendo che dopo 3 ore mi sarei dovuto alzare. Al risveglio la sorpresa fu enorme perché mi ritrovai nell’impossibilità di parlare bene e con la parte destra del mio corpo paralizzata. Anche il mio viso era deformato e non riuscivo a camminare diritto. Capii subito che ero stato colpito nel sonno da un ictus, che poi si rivelò essere un ictus di tipo pontino. A detta dei primari del Maggiore dove fui ricoverato, uno dei più letali.

Non saprò mai per quale disegno, io sia qui a scriverne e a parlarne, colpito da un tipo di ictus che in 9 casi su 10 non lascia scampo o arreca danni permanenti.

Marco: Da lì in poi che succede, Paolo?

Paolo: Mi ricoverarono al Maggiore, nel reparto specifico che è dedicato a questo tipo di malattie cerebrovascolari, una eccellenza nel panorama medico sanitario non solo italiano (a tutti loro andrà sempre il mio sentito ringraziamento per l’umanità e la competenza professionale). Restai in ospedale circa una settimana e fui tra i più fortunati perché vicino a me vidi persone che sicuramente non tornarono più ad una vita normale. Ero uno dei pochi a camminare, anche se male. Iniziai a prendere consapevolezza di quello che mi era successo, mi sentii felice, ero vivo!

Marco: Come lo sport ti ha aiutato a recuperare pienamente le tue funzionalità, anzi a tornare ad essere uno sportivo, come sei oggi, a tempo pieno?

Paolo: Ricordo con grande chiarezza quelle notti passate in ospedale, dove l’unico rumore era quello dei macchinari delle stanze dove eravamo ricoverati. Senza retorica, in quelle sere in cui sono rimasto da solo con questo rumore, ho iniziato a riavvolgere il nastro.

Ho iniziato a ripensare alla mia vita sportiva anche perché lo staff, che mi seguiva nelle prime fasi di recupero, mi parlava di sport e si interessava alle mie vecchie abitudini per cercare la causa di quello che mi era successo.

Lì, di sicuro, ho capito che avevo abbandonato le mie sane abitudini sportive che, per 20 anni almeno della mia vita, erano state uno stile, una corretta abitudine. Ho ripensato a come ero, a come ero diventato e a quello che mi era successo.

La mia fortuna fu che tutti gli esami cardiaci diedero esiti super positivo. Di solito, in questo tipo di eventi la causa che parte da problemi cardiaci è piuttosto frequente. Infatti, tutta la settimana passata in ospedale fu una continua ricerca in questa direzione ma niente. La conclusione del primario fu che il mio cuore fosse pronto per una vita da sportivo, se lo avessi voluto. Fumo e stress con ipertensione furono le cause scatenanti dell’ictus.

Prima di dimettermi, i medici mi consigliarono di riavvicinarmi gradualmente allo sport (anche perché permanevano problemi di riabilitazione). Per me fu come un Big Bang e iniziai a ripensare ai miei primi vent’anni, alla mia vita senza fumo e molto, molto sportiva.

La ripresa e il ritorno ai valori dello sport

Non ho mai più sentito il bisogno di fumare. Ancora oggi la cosa non mi interessa più. Sapevo che dovevo però giocare di anticipo e mi ricordai lo sforzo e la fatica degli allenamenti. Mentalmente sei portato a stare lontano dal vizio, se hai una costante attività motoria.

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Foto Lorenzo Orlandini – “La temuta slitta”

Iniziai subito a fare camminate, di più non potevo perché non stavo molto in equilibrio e avevo bisogno, i primi giorni, di essere accompagnato per camminare diritto.

Il primo passaggio furono le camminate nel primo mese. Poi provai a salire in bicicletta ma cadevo continuamente e mi limitavo al cortile di casa. Ma ogni giorno avevo un obiettivo “sportivo” che aumentava di difficoltà. Capii che in città le difficoltà erano troppe e decisi di prendermi 6 mesi di isolamento sugli Appennini, vicino Porretta Terme. Una casetta nei boschi fu il mio campo di gioco.

Il silenzio e la pace di quei luoghi fu il toccasana che serviva. La riabilitazione continuò anche con l’aiuto di psicologi, logopedisti e fisioterapisti ma il recupero più importante fu a livello di mentalità. Ritirai fuori le mie foto di sportivo e sentii la voglia vera di recuperare quei valori che avevo perso per strada.

Oggi, a 57 anni, mi alleno tutti i giorni e cerco di essere nel mio piccolo un “mini testimonial” nella prevenzione delle malattie.

Lo sport come prevenzione delle malattie cerebrovascolari

Dicono che la mente e il corpo mantengano  anche a distanza di anni una sorta di DNA sportivo. Il non aver mai subito infortuni nella mia carriera fu un altro vantaggio importante per me. Fisicamente, ero stato una macchina di lusso (parcheggiata in garage per tanto tempo), che necessitava di tornare in strada a 52 anni.

Quindi, iniziai un vero e proprio programma di cambiamento del mio stile di vita che sintetizzerei in questi punti:

  • ripresa graduale degli allenamenti, partendo dalla camminata
  • progressivo innalzamento del livello di impegno motorio
  • abbandono totale di fumo e di alcool (niente vino, niente birra, parlo anche dell’amaro a fine pranzo, nulla)
  • ossigenazione in montagna
  • cambio delle abitudini alimentari, smisi di mangiare salato e mi concentrai su cibi a basso contenuto glicemico. Ancora oggi non salo l’acqua della pasta, per esempio sono quattro anni che mangio cibi al naturale senza sale.
  • ricerca di una costante intensità e frequenza dell’impegno sportivo per prevenire il più possibile le malattie, stile di vita da riprendere e che non avevo rispettato in precedenza

La ripresa professionale dopo l’ictus

In quelle settimane rincontrai Immobiliare San Pietro, con il quale avevo collaborato già dal 2009. Riscoprimmo valori comuni e decidemmo di iniziare una collaborazione ancora più intensa come Temporary Human Resource Manager. Inizialmente lo feci a distanza perché tutto il 2017 lo passai in montagna per la riabilitazione, quindi lavorai da remoto dalla mia casetta nei boschi e studiai insieme a loro un grande progetto aziendale che ad oggi che scrivo è ancora in essere con reciproca soddisfazione

Tra i progetti inseriti ci fu la creazione del Gruppo Societario San Pietro. All’interno della Holding, oggi abbiamo creato la Polisportiva Aziendale Immobiliare San Pietro che ancora oggi programma, situazione sanitaria permettendo, eventi formativi interni che mirano all’innalzamento del benessere aziendale.

Tra questi amo ricordare: la Squadra di Calcio a 7, le squadre societarie di Calcio a 5, le squadre miste di Beach Volley, i collaboratori alle maratone podistiche della Strabologna, Run Tune Up,  RUN 5.30 e Race for the Cure, il Torneo di Padel aziendale e altri progetti di benessere psicofisico che in futuro saranno programmati.

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Link utili

Video Pianeta UISP YouTube. Clicca qui.

UISP Bologna. Clicca qui.

Marco Bergonzoni (Profilo LinkedIn Ufficio Comunicazione UISP Bologna). Clicca qui.

Gruppo Societario San Pietro – Pagina HR LAVORA CON NOI – Sito Web. Clicca qui

 


Domande frequenti su di me

Bella domanda. Ho scelto di apparire per trasmettere l'idea che vorrei essere un esempio per gli altri. Nel mio ruolo di HR Manager e formatore mi continuo ad allenare per tirare il gruppo. Nella formazione anche outdoor mi piace essere in prima fila. Spesso devo conoscere gli sport per spiegarli bene alle persone che si formano e lavorano con me.
In effetti il rischio di apparire presuntuoso ed egocentrico esiste. I motivi per cui ci do dentro a 57 anni sono tanti: mantenermi in forma, prevenire malattie, rafforzare la mia autostima, comprendere e scoprire nuovi sport che un domani potrei portare nei miei progetti Human Resources e formazione. Spero di trasmettere la mia sincerità attraverso questo blog, spetterà a me far capire le mie emozioni in modo corretto

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