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“Cari genitori, vostro figlio ha talento, può fare strada nello sport… o nello studio. Come suona bene la chitarra, deve insistere! Che voce! Un talento precoce! Poi l’Università, il mondo del lavoro, tanti presunti valutatori a rimarcare che il talento c’è, basta tirare fuori le qualità che già ci sono… e, se questo accadrà, il ragazzo, poi l’uomo, riuscirà in imprese che altri non potranno mai nemmeno sognare. Oppure che talento sprecato! Si è perso per strada, avrebbe potuto spaccare il mondo e invece…“

Lo stesso è stato per me che scrivo le prime parole di questo racconto. Fin da bambino, per me la sentenza di condanna era stata emessa. Il peso del talento si è scaricato prima sulle mie giovani spalle, poi nella mia testa.

Il talento nella storia

Fu allora che mi è sorta la curiosità di capire che cosa fosse quella cosa chiamata talento che tutti ti facevano notare di avere. In modo quasi furtivo, allungai la mano su un ripiano della mia libreria e presi il vocabolario di italiano per cercare la definizione:

Un talento (in latino talentum, in greco antico τάλαντον, talanton = scala, bilancia, somma) era una antica unità di misura della massa. Era un peso di riferimento per il commercio, nonché una misura di valore pari alla corrispondente quantità di metallo prezioso. Scoprii un mondo sconosciuto.

“La quantità di massa di un talento era diversa tra i diversi popoli. In Grecia corrispondeva a 26 kg, a Roma valeva 32,3 kg, in Egitto 27 kg e a Babilonia 30,3 kg, gli Ebrei a altri popoli orientali usavano quello babilonese, anche se nel tempo ne modificarono la quantità, al tempo del Nuovo Testamento il peso era di 58,9 kg.

Un talento egizio era pari a 80 libbre. Si parla del talento nell’Iliade, quando Achille dà mezzo talento d’oro ad Antiloco come premio, e nella Bibbia, in particolare nei Libri delle Cronache, ad esempio quando sono citati i talenti d’oro, d’argento, di bronzo e di ferro, donati per l’edificazione del primo tempio di Gerusalemme.

Il talento come unità di valore è menzionato da Gesù nella parabola dei talenti e da questa ha assunto, in diverse lingue, il significato di dono o capacità, adattando all’uso corrente il significato metaforico presente nella parabola”.

Sarò un brocco o possiedo del talento?

Dopo aver letto tutto questo, mi accasciai sconfortato sul divano del salotto e alcuni pensieri maligni affiorarono nella mia mente confusa: “Quindi io, Paolo, avrei un dono o una capacità? E qual è?” Poi pensai: “… ma se nemmeno nell’antichità l’unità di misura era unica, anzi ogni popolo dava al talento un peso differente (in sintesi non erano d’accordo neanche tra loro), come posso credere a quelli che vedono in me un talento? Forse si sbagliano… oppure esiste una visione soggettiva del talento?”.

In effetti, a ripensarci oggi, il ragionamento non faceva una grinza e faceva il paio con “Sarò un brocco o, davvero, ho del talento?” L’insicurezza aumentava sempre di più nella mia mente e il fantasma di Friedrich Nietzsche aleggiava nella mia stanza: “Con un talento in più si è spesso più insicuri che con uno in meno, come il tavolo sta meglio su tre che su quattro gambe”.

E’ vero, da sempre sono stato un talento riconosciuto dagli altri, da sempre credevo, ogni volta, di non essere all’altezza delle aspettative. Le continue sconfitte, gli errori e il senso di frustrazione per dimostrare di esserlo davvero, si sono accumulati in un confuso groviglio di tentativi, spesso incoerenti tra loro all’inizio. Dimostrare di essere all’altezza delle aspettative del talento non è mai semplice.

Da diamante a brillante

Non sapevo, però, che tutti questi tentativi con lentezza lavoravano e trasformavano il mio diamante grezzo. Il diamante è una delle tante forme in cui può presentarsi il carbonio, in pratica, è la modificazione cristallizzata del carbonio puro.  Il taglio dei diamanti grezzi per trasformarli in gemme da gioielleria è un’operazione molto delicata e difficile. La forma più comune di taglio del diamante è denominata “a brillante”.

Quante analogie con il talento! La mia vita, allora, stava dando forma al diamante grezzo per trasformarlo in brillante? Se così fosse sono sicuro che questa trasformazione sia ancora in corso, forse non finirà mai!

A seguito di queste continue graffiature, un giorno ho deciso di dedicare parte del mio lavoro alla ricerca e selezione di talenti, come fossi un cercatore di diamanti. Per far crescere una nuova risorsa o anche sé stesso sono necessarie disciplina, allenamento, pazienza, precisione e chiarezza di obiettivi.

I metalli di scarso valore si trovano in superficie, a fior di terra; quelli preziosi si nascondono nelle profondità del sottosuolo, ma daranno una soddisfazione più piena alla tenacia di chi riesce ad estrarli…Seneca

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