E’ passato circa un anno da quando ho iniziato a giocare a padel. Nel novembre 2021 su questo blog ho raccontato tutto in tre puntate dal titolo “Zona di comfort addio, torno principiante!” (Clicca qui).
In quel racconto, dal titolo già significativo, mi dilungavo sulle possibilità di abbandono precoce del principiante rispetto agli ostacoli che incontra nel nuovo sport. Parlavo dei miei timori e del fascino del cambiamento, facendo sempre confronti con il nostro quotidiano. Lo sport è metafora di vita e veicolo di formazione personale, che per me è anche lavoro.
Come è andata da allora? Dove sono oggi? Quali insegnamenti utili ho da raccontare a chi decide di iniziare a giocare a padel? Proverò a parlarne in questo nuovo articolo.
Il primo successo è stato non abbandonare
Eh, sì. Il primo vero successo è stato non abbandonare e continuare il mio nuovo percorso. Quante difficoltà per me che ero solo un “bipede”, mai fatto nulla con le mani, mai nessuno sport con la racchetta. Eppoi cambiare a 57 anni, non a 20!
Con determinazione ho incassato sorrisetti di scherno, sconfitte, lezioni molto dure soprattutto dal punto di vista psicologico, ogni seduta era una presa di consapevolezza che ero scarso, che i miei limiti erano tanti. Eppure ho insistito, non mi sono abbattuto, ho tirato diritto per la mia strada.
Ogni partita ed ogni lezione era mirata a migliorare, non a vincere o a perdere, con scarsa attenzione al risultato, molta invece sui colpi e le posizioni in campo. Ero ripartito da principiante, volevo crescere di livello.
In palestra il primo cambiamento
Il primo dato significativo è che ho continuato a giocare e ad allenarmi con una certa continuità “padelistica”. In sostanza la mia settimana tipo è stata orientata al miglioramento in questo sport.
Ho dovuto apportare tanti cambiamenti alle mie abitudini. Per esempio in palestra. Il programma, d’accordo con il mio coach Matteo Mazzoni, è stato radicalmente trasformato con esercizi mirati per il padel.
Oggi la maggior parte del mio training è fatta di micro sequenze rapide, salti, balzi, lavoro sulle gambe, potenziamento spalle e braccia. Una volta alla settimana ho una seduta che interpreto come prevenzione. Il rischio di infortuni nel padel è, secondo me, molto elevato.
Le modifiche alle mie abitudini alimentari
Con la consulenza attenta del mio nutrizionista Raffaele Maiullari, ho modificato anche le mie abitudini alimentari. Anche qui vorrei spiegare il mio pensiero. Ho 57 (cinquantasette) anni, non sono più un ragazzino.
Sport, alimentazione e salute sono il mio elisir di lunga vita. In primis, nutrirsi nel modo migliore è prevenzione di molte malattie; poi nutrirmi bene mi aiuta nella ricerca di una lucidità mentale che mi è utile nel lavoro. Come potrei sostenere ritmi molto alti nella professione e nello sport, senza un duro allenamento e una corretta alimentazione?
Quest’inverno ho cercato l’aumento della massa magra, riuscendoci. Poi da circa un mese sto cercando di perdere i liquidi accumulati e di definire meglio il mio fisico. Questa politica ha pagato con la perdita di quattro chilogrammi nelle ultime settimane. Tutto programmato, tutto calcolato con il buon senso.
In un anno dal primo al terzo livello del padel
Sono partito da principiante. Da zero assoluto, proprio da chi buca il colpo e non prende neanche la palla. Ricorderò sempre i primi due colpi con il mio primo maestro Giovanni Toni. Pronti e via, due lisci clamorosi! Finita la prima lezione, gli chiesi i livelli.
Avevo bisogno di darmi obiettivi, di capire quanto sarebbe stata ardua e lunga la mia salita. E così con Giovanni tracciai il mio percorso. Per fare un riassunto:
– Tra 1 e 1.5: Livello di iniziazione (da dove sono partito!)
– Tra 2 e 2.5: Livello intermedio
– Tra 3 e 3.5: Livello intermedio alto (secondo i maestri oggi sono qui, non ancora 3.5)
– Tra 4 e 4.5: Livello avanzato
– Tra 5 e 5.5: Livello professionale
– Tra 6 e 7: Livello di competizione
In un anno sono salito dal primo al terzo livello giocando una media di 2 partite a settimana (a volte tre) e facendo due lezioni al mese. Progressi lenti? Non guardo a questo. Per me conta che ho fatto metà strada, anche se ora mi attende il percorso più difficile.
La crescita dal Livello 1 al Livello 3 la possiamo visualizzare con una curva piuttosto ripida all’inizio; se insisti sali abbastanza velocemente, poi dal Livello 3.5 in poi per crescere e passare al livello superiore si deve lavorare molto di più e ci vorrà più tempo. Ho stimato che per arrivare al livello attuale ci ho messo un anno, per fare il salto di qualità ce ne metterò almeno due.
Infortuni, dolori articolari fino al cambio della pala
Non tutto è filato via liscio fino ad oggi. L’infortunio al polpaccio mi ha costretto a fermarmi un mese circa (Leggi la mia storia, Clicca qui.). Poi, ho dovuto sistemare i dolori al ginocchio sinistro con infiltrazioni di acido ialuronico (vivamente consigliate, ho le ginocchia a posto ora!).
Poi, l’epicondilite o gomito del tennista che mi sono trascinato dietro per mesi. Passata quella mi è uscita l’epitrocleite o gomito del golfista. Ancora oggi gioco con i tutori al braccio destro perché non sono completamente guarito. E dopo ogni partita soffro di dolori diffusi ma sono felice, non ci penso troppo. Certi giorni mi sento un emulo di Robocop.
La soluzione è stata il cambio della pala. Quando ho iniziato avevo giurato a me stesso che avrei cambiato la pala solo se fossi diventato più bravino. Conta il braccio, certo la pala aiuta ma conta la tecnica. Eppoi, non volevo essere come quelli che cambiamo pala dopo tre partite perché danno colpa alla pala dei propri errori.
Ho preso la ProKennex Legend PRO con sistema Kinetic, studiato proprio per ridurre le vibrazioni e il rischio di conseguenze alle articolazioni del gomito. In più ho montato sul manico il noene e un bell’overgrip, sempre per ridurre le vibrazioni che la vecchia pala amplificava.
Questa volta la pubblicità è tutta meritata. Sono molto contento e pian piano i miei dolori stanno diminuendo in modo sensibile.
La nuova sfida è superare i miei limiti attuali
In questi mesi ho scoperto una cosa. Non serve giocare sempre partite. Sto facendo più lezioni che match con amici. Sono arrivato ad un punto in cui devo fare molte lezioni, se voglio crescere. Non mi serve giocare con chiunque, devo alzare l’asticella. Non sono presuntuoso ma è la mia nuova sfida: per superare i mie attuali limiti devo apprendere sempre più.
In questo momento sto ruotando lezioni con tre maestri differenti: Giovanni Toni, Riccardo Sarti e Franco Levorato. Da ognuno di loro sto imparando cose differenti e importanti, tutti bravi e competenti.
Mi sto concentrando su punti specifici del mio miglioramento: lo smash e il gioco aereo in particolare. Inoltre, per crescere ancora serve molta attenzione alla tattica, non solo alla parte tecnica.
Consiglio molte partite guidate insieme ai maestri, per capire bene le posizioni da tenere in campo e dove indirizzare i colpi con lucidità e buon senso. La tattica è il salto di qualità.
Credo che il risultato più bello che ho ottenuto sia la consapevolezza. Ora, quando gioco so dove e come voglio colpire, non gioco a caso. Sono presente e lucido, sbaglio certo ma ci provo e so che voglio ottenere quel risultato, quel colpo.
Conclusioni e consigli finali
Sono proprio felice di aver dato questa svolta sportiva alla mia vita. Come avrete capito la competizione è con me stesso e non contro gli altri; credo sia un modo per prolungare la mia giovinezza. La cosa più straordinaria di questo sport è la socialità, l’aggregazione e la possibilità di conoscere sempre gente nuova.
Se faccio un paragone con il calcio amatoriale, mi colpisce l’assenza di contestazioni, di risse e conflittualità. Per esempio, non esiste a questi livelli la necessità di un arbitro. In caso di dubbio, si concedono all’avversario due palline per rigiocare e via. Ad oggi nel padel ho incontrato competizione ma non aggressività, sorrisi e non malumori.
Il mio consiglio finale è quello di non sottovalutare questo sport, facile solo in apparenza. Da fuori sembra semplice, dentro al campo è un’altra cosa. E’ uno sport di strategia e non di forza, di astuzia e non di impulsività. Serve pazienza e si deve preparare il colpo del KO mettendo l’avversario in condizione di “inefficacia progressiva”.
Se volete divertirvi davvero, prendetelo molto sul serio, applicatevi e non ve ne pentirete!
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Anche io sono all’inizio di questo percorso ed ho riscontrato le stesse cose, leggere questi consigli ed esperienze farà bene a molti altri giocatori. Bravissimo Paolo!
Grazie Enrico,
mi fa molto piacere sapere che le mie parole siano arrivate. Cerco di raccontare il mio vissuto e di trasmettere quello che provo e vivo ogni giorno come mia auto-formazione sul campo. Continua a seguirmi, ciao